La Corte Costituzionale boccia il ricorso dei senatori del Partito Democratico per conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato. Il ricorso denunciava la grave compressione dei tempi di discussione del Disegno di legge di bilancio 2019, che avrebbe svuotato di significato l’esame della Commissione Bilancio.
ll ricorso è stato dichiarato inammissibile. Tuttavia, per la prima volta, la giurisprudenza costituzionale ammette la legittimità a ricorrere da parte del singolo parlamentare, ritenuto titolare di un autonomo potere legislativo. Corollario di tale potere è il diritto di esaminare con accuratezza l'intero testo di qualsiasi legge, affinchè possa seguirne un consapevole voto favorevole o contrario. Il singolo parlamentare è titolare di un'attribuzione legittimamente riconosciuta in Costituzione.
Al contrario, almeno per il momento, non è stata riconosciuta la stessa legittimazione al Gruppo Parlamentare.
Nel merito la Corte ha respinto l'azione dei senatori democratici. Le numerose trattative durate interi mesi tra il Governo italiano e le istituzioni europee, che dettano vincoli precisi sul contenimento del debito pubblico e sull’equilibrio di bilancio, hanno portato a una correzione sostanziosa della legge di bilancio. Correzione imposta dagli organismi sovranazionali, durante la quale non sono certo mancati i momenti di discussione sul merito della Riforma.
Le trattative e gli incontri tra le due istituzioni hanno condotto ad un accordo, protraendosi però sino a fine dicembre. Ciò ha comportato un’inevitabile accelerazione dei lavori al Senato per l’approvazione di tale legge, con l’obiettivo di rispettare le scadenze di fine anno imposte dalla Costituzione.
Per questo il ricorso non può essere dichiarato ammissibile.
Non è da dimenticare che, purtroppo, prassi parlamentari hanno portato, nelle ultime legislature, ad un utilizzo eccessivo dello strumento del maxi emendamento, che sta portando ad una riduzione sempre più consistente degli spazi e dei tempi di discussione per tantissime leggi. Prassi utilizzate non solo dalle attuali forze di governo, ma anche dalle precedenti maggioranze, sia di Centro-Sinistra che di Centro-Destra.
La Corte con quest'ordinanza "compromissioria" esprime un chiaro monito per il futuro. Che questa prassi non porti ad una degenerazione delle procedure parlamentari per il futuro. E che queste non siano più la regola, ma l'eccezione.