Alessandro Vercesi

Passione, competenza, dedizione,
trasparenza, lavoro di squadra

 

 

 

 

 

 

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Soldi privati e disinvestimenti su Transizione 4.0: più disuguaglianze territoriali e meno formazione professionale

Giovedì scorso, il ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara è intervenuto alla piattaforma di dialogo promossa da PwC e gruppo Gedi “Italia 2023: persone, lavoro, impresa”, in merito a possibili nuove forme di finanziamento alla scuola pubblica e alla differenziazione regionale per gli stipendi dei professori. Il Ministro sarebbe pronto ad accettare l’intervento dei privati per finanziare l’istruzione, ipotizzando nuove forme di “sinergia tra il sistema produttivo, la società civile e la scuola”.

L’ingresso di nuovi finanziamenti privati e la differenziazione regionale per gli stipendi dei professori rischia di creare enormi disparità sul servizio scolastico pubblico e sulla qualità dell’offerta formativa tra i diversi territori della penisola. Viola Giannoli, in un articolo su Repubblica, ha ipotizzato che il rischio di avere molte aziende disposte a finanziare gli istituti solo in alcuni territori. Di analogo parere tanti analisti e docenti.

Tuttavia, il ministro afferma di essere pronto a creare un fondo perequativo centralizzato e ministeriale, i cui fondi consentano di finanziare gli istituti più in difficoltà in ogni parte d’Italia. Però, se alle sue dichiarazioni si sommano le intenzioni del Governo rese note da esponenti della Lega e da ministri quali Antonio Tajani, e le iniziative legislative indirizzate verso l’autonomia differenziata delle regioni, ci troviamo davanti a un Paese sempre più diviso, iniquo, nel quale i divari territoriali e le disuguaglianze crescono sempre di più, a danno del Sud e delle periferie. Un Paese in crisi può risollevarsi solo se prevale l’unità e la solidarietà, come ha già dimostrato in decenni passati.

Valditara conferma un cavallo di battaglia della Destra, molto forte già dai governi Berlusconi: il potenziamento dell’alternanza scuola-lavoro fin dall’istruzione secondaria superiore. Se ad un primo impatto tale obiettivo sembra produrre effetti positivi sulla qualificazione professionale dei giovani, quanto operato dai governi precedenti di centro-destra non ha inciso significativamente sulla formazione degli studenti, né ha creato più occupazione: si tratta di uno dei corollari di un modello sociale in cui la priorità è creare forza-lavoro al servizio delle imprese, possibilmente a basso costo, a prescindere dalle inclinazioni e desideri dello studente. La scuola avrebbe in realtà il compito di formare un adolescente, prima di tutto da un punto di vista intellettuale e culturale: un ragazzo ha la necessità di sviluppare consapevolezza e un’autonoma coscienza critica sul mondo che lo circonda, e di contribuire, secondo le proprie inclinazioni, al miglioramento di sé e della vita collettiva.

Inoltre, sorprende che, parallelamente alla valorizzazione a parole dell’alternanza scuola-lavoro, non vi siano investimenti nella manovra di bilancio sul Piano Transizione 4.0, tassello fondamentale del Pnrr, che ha costituito un importante passo in avanti negli anni scorsi verso la modernizzazione dei percorsi di formazione professionale e verso la transizione digitale: un impulso forte allo sviluppo di nuove professionalità, e un traino importante al rilancio delle nostre imprese. Ricordiamo che il Governo Conte-bis aveva previsto la trasformazione di super e iper-ammortamento in fruizione di crediti d’imposta. Con questo sistema furono anticipati i tempi di accesso agli incentivi, la platea dei beneficiari aumentò di circa il 40%, anche grazie a misure di semplificazione per accedere ai benefici, dei quali potevano usufruire anche gli imprenditori del settore agricolo. Ciò ha favorito maggiori investimenti in Formazione, Ricerca e Sviluppo, oltre che sugli acquisti di beni materiali e immateriali, innovando sia in materia di sostenibilità ambientale, sia in materia digitale, sia in materia di design ed estetica. Da gennaio è tuttavia arrivata la riduzione drastica dei crediti d’imposta per gli investimenti in nuove tecnologie a favore delle imprese, con aliquote dimezzate, e solo un emendamento del Partito Democratico ha tentato di rimediarvi in piccola parte, introducendo una proroga all'accesso degli incentivi fiscali nati con “Industria 4.0”: secondo il comma 423 dell’art. 1 della legge di bilancio, alle imprese che effettuano investimenti in beni strumentali nuovi a decorrere dal 1° gennaio 2022 ed entro il 30 settembre 2023, il credito d’imposta è riconosciuto nella misura del 40 per cento del costo, a condizione che entro il 31 dicembre 2022 l’ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20%.

Oltre ai proclami del Ministro, quali interventi reali vi saranno a favore dei giovani, a favore della scuola, dell’Università e della formazione professionale? Si attendono ancora molte norme in grado di disciplinare nuove professioni che ancora non hanno una regolamentazione.

Perché non valutare le politiche adottate dagli stati europei più avanzati di noi?

Per esempio, in Germania vi è un modello virtuoso fondato sulla collaborazione del settore pubblico e privato, i quali - entrambi - si assumono responsabilità pubbliche per la gestione, e lavorano affinché non vi siano disparità di trattamento, economiche o territoriali, con due tipologie di alternanza scuola/lavoro: l’alternanza formativa, offerta dalle Fachoberschulen, istituti ad indirizzo professionale di livello secondario superiore, e l’alternanza lavorativa. Con la legge del 14 agosto 1969, riformata nel 2005, è stata implementata la formazione professionale con l’obiettivo di assicurare ai giovani opportunità di una formazione di qualità per tutti, indipendentemente dalla provenienza sociale o geografica dei beneficiari. In particolare, essa prevede maggiore autonomia d’azione e maggiori responsabilità per gli attori della formazione professionale a livello nazionale e locale. A tal proposito, lo Stato tedesco ha dichiarato che la formazione professionale extrascolastica è compito pubblico, con i datori di lavoro del settore economico privato e le amministrazioni pubbliche che sono responsabili della gestione. Alla programmazione e all’istituzione di nuovi settori professionali collaborano imprese e Camere del lavoro, sindacati, Länder e Stato federale. È un sistema che riconosce circa 350 qualifiche, annualmente implementate attraverso nuovi ordinamenti, ed il Ministero federale per la cultura, l’economia, la ricerca e la tecnologia, in collaborazione con i sindacati e le associazioni degli imprenditori, è responsabile della definizione e della regolamentazione delle nuove figure professionali.

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