Nel 2015, una delibera firmata dall’allora Presidente del Senato Pietro Grasso aboliva il vitalizio ai condannati per alcuni reati gravi, tra cui associazione mafiosa. Tuttavia, nel 2021, Palazzo Madama sotto la presidenza Casellati, sorprendentemente, accogliendo il ricorso di Roberto Formigoni, superò la delibera Grasso, garantendo la percezione del vitalizio anche agli ex senatori, già condannati in via definitiva. Si rammenti che, l’ex Governatore lombardo di Forza Italia, fu definitivamente condannato per corruzione a 5 anni e 6 mesi, e al risarcimento di oltre 47 milioni di euro per i danni arrecati a Regione Lombardia per essere stato “al centro di un gravissimo sistema illecito in cui ha favorito le cliniche private in cambio di regali milionari durati anni, destinando denari pubblici a fini privati”.
Nella passata legislatura, Giacomo Caliendo, esponente di Forza Italia e Presidente della Commissione contenziosa, aveva assicurato che quanto stabilito dalla Presidenza Grasso non sarebbe stato cancellato per i colpevoli di reati di mafia e terrorismo, ma alla fine il Senato ha optato per il totale ripristino dei vitalizi anche a favore dei condannati per gravi reati.
Alla Camera, fortunatamente, al momento restano in vigore le limitazioni fissate nel 2015 dall’allora Presidente Laura Boldrini.
Il tema ha riacquisito notorietà da pochi giorni, a seguito delle recenti pubblicazioni del Fatto Quotidiano, che ha rimarcato la presenza, negli elenchi dei beneficiari degli assegni, di figure quali Antonio D’Alì, ex parlamentare di Forza Italia condannato in via definitiva a 6 anni per concorso esterno in associazione mafiosa e attualmente in carcere: a quest’ultimo lo Stato corrisponde 9.000 euro lordi mensili. Nell’elenco dei beneficiari, vi sono anche figure quali Marcello Dell’Utri (Forza Italia) e Vincenzo Inzerillo (DC), il primo protagonista negli anni novanta della cosiddetta trattativa tra Stato e organizzazioni mafiose, entrambi elemento collante tra la politica e la criminalità, e a quest’ultima legati a doppio filo.
Il Movimento Cinque Stelle, con la capogruppo Castellone, ha inoltrato al Presidente del Senato Ignazio La Russa formale richiesta di convocare urgentemente il Consiglio di presidenza, al fine di pronunciarsi su tali erogazioni.
La presidenza del Senato, assieme ai vice-presidenti e ai questori, dovrà assumersi pubblicamente la responsabilità di un’eventuale scelta favorevole a tali elargizioni. Starà alle opposizioni chiedere al Centro-Destra di chiarire davanti ai cittadini la sua posizione: quali sono i nemici dello Stato che questa maggioranza di Destra vuole combattere? Con la criminalizzazione di categorie come i percettori del Reddito di cittadinanza – ritenuti pigri, colpevoli di truffe e zavorra per il nostro Paese – ci si aspetterebbe altrettanta determinazione nei confronti di ex parlamentari condannati per reati gravissimi e che beneficiano ancora di denaro pubblico, denaro versato allo Stato da tutti i cittadini. L’indulgenza del Governo Meloni nei confronti dei grandi evasori fiscali che accumulano sempre più ricchezza, favorendo delle nuove norme contenute nell’ultima legge di bilancio, desta non poche perplessità e non offre incoraggiamenti.
Al contempo, sarà fondamentale anche il ruolo dei gruppi parlamentari di opposizione, che, con unità e decisione dovranno coinvolgere l’opinione pubblica affinché simili decisioni non siano relegate in secondo piano, come sta accadendo di fatto in questi ultimi giorni, se si analizza quanto accaduto.
Viene da domandarsi, infatti, se nei giorni scorsi via sia stato un tentativo di Fratelli d’Italia di indirizzare il dibattito pubblico verso altro, attraverso il cd. caso Cospito, su cui è stata sollevata una montagna di polemiche, esacerbando il clima già teso tra gli schieramenti: non lasciano troppo spazio a interpretazioni le dichiarazioni infamanti dell’Onorevole Donzelli, tra i fedelissimi di Giorgia Meloni, ai danni degli Onorevoli Serracchiani, Verini, Orlando e Lai, del Partito Democratico. In aula a Montecitorio, i quattro esponenti dem sono stati accusati apertamente di “sostenere le battaglie del detenuto anarchico Alfredo Cospito”, a seguito di una loro visita alla struttura carceraria di Opera, dove egli si trova in questo momento in condizioni critiche, perpetuando lo sciopero della fame iniziato lo scorso 20 ottobre, al fine di opporsi all’operatività dell’art. 41-bis della legge sull’ordinamento penitenziario – il cd. regime del carcere duro – norma che ha il compito di neutralizzare la pericolosità di detenuti che, in virtù dei legami con le associazioni criminali di appartenenza, sono in grado di continuare a delinquere dal carcere.
Pur apparendo ai più chiara la totale legittimità e la non trascurabilità di una prerogativa che è a capo di ogni parlamentare, quale la visita presso una struttura carceraria, tuttavia, anche per il Partito Democratico è giunto il momento di chiarire quale sia la sua idea di Paese che aspira di tornare a governare, chi occorre tutelare e proteggere nell’immediato, su chi e su cosa occorre investire per i prossimi decenni, su chi occorre chiedere un sacrificio aggiuntivo per reperirne le risorse economiche. Questa pioggia di polemiche, a tratti surreali, nascono anche per le eccessive esitazioni e ambiguità di una parte delle forze politiche di opposizione, su troppi temi.